Un sentiero può essere stretto, largo, lungo, assolato, pietroso, ripido, esposto, ombroso, pianeggiante, sinuoso, diritto… possiamo, se volete, continuare questo gioco all’infinito !
Certamente, anche se il camminare “fuoripista” ha un suo fascino indiscutibile, seguire un sentiero sprigiona un non so che di ipnotico. Attira l’interesse, sviluppa l’istinto di ricerca, incuriosisce e, perché no, spesso tranquillizza.
E’ evidente che il gioco di trovare un aggettivo per definire un sentiero è solo un modo diverso per descriverne le caratteristiche; è importante sapere come si svilupperà il nostro cammino.
E’ fondamentale conoscere la direzione, gli incroci, le esposizioni (al sole o nel vuoto), le pendenze…
Solamente conoscendo le caratteristiche di un sentiero si può gestire la fatica e programmare meglio il proprio cammino.
Ma le caratteristiche di un sentiero hanno la capacità di mutare al ritmo del tempo e delle stagioni.
E’ facile imbattersi in un sentiero che si ricordava tranquillo e scoprire invece una frana che ostruisce il passaggio o, peggio ancora, non ritrovarlo più perché sbriciolatosi nel dirupo.
Ogni tanto “Madre natura” si riappropria di ciò che le appartiene ed invade con fioriture o fitta vegetazione quello che l’uomo (ma non solo lui) aveva in passato utilizzato per spostarsi “da qui a lì”.
Queste caratteristiche variabili hanno la capacità di mutare profondamente l’aspetto di queste vie al cambiare delle stagioni. Camminare d’estate su un sentiero che si snoda in una faggeta sarà bello, ma volete paragonarlo a quando lo fate in autunno ?
Siamo sicuri che camminare su una sterrata murgiana ad aprile sia proprio uguale a farlo in luglio ? O in dicembre ?
Ed una salita su un monte di 2000 metri è uguale se fatta in maggio o in gennaio ?
Eppure sono gli stessi sentieri ! Così enormemente diversi nei diversi periodi dell’anno.
Il bello è che non esiste il “meglio” assoluto, ma la bellezza di quel sentiero è una cosa estremamente soggettiva.
Ed ecco affiorare un quesito : ma il sentiero (oltre alle sue caratteristiche) ha anche un suo carattere ?
Irascibile, accogliente, duro, simpatico…stiamo riprendendo il gioco di prima.
Ma questa volta gli aggettivi sono riconducibili non tanto alle caratteristiche tecniche ma a quello che suscitano nell’animo di chi percorre quel sentiero.
Ci sono sentieri in cui ci si sente a proprio agio; e tutto questo a prescindere dalla difficoltà o dalla pericolosità.
Sono quegli itinerari con cui si entra in simpatia; sono sentieri che non ti deluderanno mai, che ti riserveranno certamente una forte emozione. E non ha alcuna importanza se la stessa emozione quel sentiero te la abbia offerta già in passato. Un’emozione è sempre differente perché è differente il momento in cui viene vissuta.
Questo vorrei far capire a chi qualche volta mi chiede : “Ma, non ti sei stancato ad andare spesso nel tal posto ?”
Potrei rispondere : “Non ti sei stancato di far l’amore con tua moglie ? “ oppure “Non ti sei stancato a vedere sempre gli stessi amici di una vita ?”
Come ci si può stancare di un’emozione ?
Può capitare anche che un vecchio sentiero ti riservi anche una brutta sorpresa. Vuol dire, evidentemente, che non lo conoscevi davvero bene. E la stessa cosa che può accadere anche con chi consideravi amico: probabilmente non lo conoscevi bene. Il problema è il tuo, non il suo !
E’ fin troppo evidente che tracciare un parallelismo tra un sentiero ed una vita sia un gioco da ragazzi !
Inizia.
Ti insegna e ti mette alla prova.
Ti stanca e ti da gioie.
Ti fa crescere e ti annienta.
Ti fa adattare e ti fa decidere.
Ti isola e ti fa confrontare con gli altri.
Ti presenta difficoltà e ti insegna a superarle.
Ti realizza.
Finisce.
Qualcuno vuole continuare questo nuovo gioco ?
Magari dopo questa nuova riflessione.
“Sentiero” ha una grande assonanza con “sentire”.
Sul sentiero infatti non si è mai soli. Il silenzio, se camminiamo i solitudine, ci fa sentire, prima in lontananza e poi sempre più forte, le voci di chi è lontano o di chi non c’è più.
Ed è in quei momenti che si riescono a pensare e a dire quelle cose necessarie, anzi indispensabili, che non si è mai pensato o detto.
Si riescono a capire meglio gli altri con le proprie aspettative, intenzioni e sensibilità.
Capita anche l’opposto quando ti trovi in cammino in compagnia di altri : improvvisamente le voci dei compagni di cammino svaniscono e ti isoli in un mondo solo tuo.
Ti accorgi in quei momenti che la voce con cui ti stai confrontando è la tua ! Uno sdoppiamento dell’anima che ti permette di parlare con il “te stesso” che non conosci.
E scopri con grande incredulità, timore e soddisfazione che sei qualcosa che non pensavi di essere.
Impari a conoscere i tuoi limiti e le tue potenzialità. A riconoscere gli errori ed a proporre soluzioni.
E tutto questo avviene mentre le tue gambe si muovono sicure, guidate da quel sentiero con cui sei entrato in piena sintonia.
Ma “sentiero” e “sentire” non sono solo questo.
Certo : puoi sentire i versi degli animali, lo stropicciarsi dei rami al vento o , come dice il mio Amico Donato, il tuo respiro che si trasforma in onda del mare.
Puoi sentire i profumi del sottobosco o di fiori appena sbocciati che ti rimandano a ricordi ancestrali. Quasi in preda ad un allucinazione olfattiva.
Puoi sentire il tepore del sole o gli schiaffi violenti di vento, pioggia e neve.
Puoi sentire l’erba piegarsi delicatamente sotto le tue dita o la dura roccia.
Puoi sentire il dolce sapore delle fragoline di bosco o quello “allappante” delle prugne selvatiche.
Ma puoi sentire molto, molto di più !
Quel sentiero che stai percorrendo ti racconta di antichi pellegrini, pastori transumanti, soldati di ogni razza e divisa, povera gente o ricchi viaggiatori.
E’ impossibile non cogliere gli echi di quelle voci ! Ti rendi conto che quel sentiero ha una sua storia e te la sta raccontando. Ti dice di paure ed aspirazioni, di preghiere e violenze, di semplicità ed immaginazione.
Sulla Murgia vedi una fiumana di pecore attraversare quella antica via di transumanza che stai percorrendo in quel momento. E senti i richiami sguaiati dei pastori e l’abbaiare dei cani.
Su quel sentiero che stai percorrendo sul Pasubio vedi un centinaio di fanti che tirano a fatica un enorme cannone mentre rimbomba prepotente l’artiglieria nemica. Ti sembra di sentire le urla, le esplosioni e vedi anche i corpi smembrati di quei poveri sventurati colpiti dalla granata.
E se invece ti trovi sul sentiero che da Plain Maison sale al Rifugio Duca degli Abruzzi, ti capiterà certamente di incontrare Walter Bonatti che sta andando in vetta al Cervino…
E mentre cammini in questa processione di gente senza tempo e senza spazio, ti rendi conto di essere diventato una parte, infinitesimale, della storia di quel sentiero.
Quel sentiero tracciato da un uomo, chissà chi ma un “primo” ci sarà sicuramente stato, c’era prima di te e ci sarà anche dopo. Per molto tempo ; a meno che non sparisca per mano di un altro uomo, sicuramente scellerato !
Sono sicuro che molti di voi, ora, si staranno chiedendo che cosa io abbia bevuto o chi sia il mio spacciatore…
La risposta è molto più semplice: oggi è il primo maggio ed ho pensato di fermarmi per riposare.
Non ho quindi seguito alcun sentiero…
Quindi : il frutto di queste pagine è stato generato unicamente da una crisi d’astinenza.
Camminare genera dipendenza ma non è vietato, non fa male ed è bellissimo !!!