
Oggi i miei passi si muovono su un sentiero molto accidentato. Impestato da rovi ingarbugliati che provocano lacerazioni dolorosissime. I miei scarponi sollevano nuvole di terra intrisa di disperazione. Le mie ginocchia urtano contro rocce aguzze. Attraverso fiumi di lacrime. Affondo nella neve gelata della morte.
E’ un sentiero che nessuno vorrebbe mai percorrere, ma è scritto che tutti, prima o poi, anche più di una volta, saremo costretti ad affrontare.
E’ il prezzo che la nostra stessa esistenza richiede.
La fatica viene strozzata in gola da lacrime rabbiose, un respiro profondo. Riprendo a camminare.
Cerco disperatamente una indicazione, una cartina, un segnale GPS per uscire presto da questo labirinto.
Mi accorgo che questa volta dovrò fare affidamento unicamente sulle mie forze e sull’esperienza.
E devo anche, per quanto possibile, continuare ad ostentare sicurezza per non allarmare chi è con me.
Devo fingere, ancora. Lo faccio da mesi.
Ho lasciato credere a tutti che il peggio si sarebbe risolto…che la cosa era meno grave di quanto in realtà non fosse.
Fingere ed al tempo stesso lottare con tutte le mie forze affinchè nulla restasse intentato.
Mi rendo conto che un essere umano può allenarsi e raggiungere grandi traguardi.
E’ più facile arrivare in vetta all’Everest che accettare in modo indolore il momento della morte.
Non c’è età, non c’è modo di potersi allenare al distacco da una persona cara. Da mia madre.
Il vento soffia impetuoso facendo turbinare le angosce ed i ricordi.
Sembra quasi un sogno dispettoso. Mi rilasso, chiudo gli occhi … li riapro all’improvviso.
Non è un sogno.
So con certezza che venire fuori dall’intrigo, arrivare in un posto sicuro, porre fine a questo incubo…sono cose che si avvereranno. Razionalmente però non riesco ad accettare che questo non possa accadere subito.
Così come, razionalmente, non posso accettare che la morte porti così grande sofferenza in chi parte ed in chi resta. Non riesco a comprendere come l’essere umano possa arrivare ad annullarsi, anche nella dignità, negli ultimi istanti.
Me lo chiedo più e più volte.
In un barlume di lucidità comprendo che è proprio la piccolezza dell’uomo, dinanzi ad un disegno più complesso, a rendere questo dolore una piccola, breve parentesi.
Se solamente potessi scegliere come chiudere il mio cammino, vorrei che cessasse in un solo istante.
Se proprio dovesse essere indispensabile una maggior lentezza…chiederei che possa avvenire precipitando da un’alta montagna.
Ma non potrò essere io a scegliere.
Forse non hai potuto neanche tu.
Dico forse perché la tua tranquillità, la tua discrezione, la tua autonomia, il tuo irrefrenabile desiderio di non essere di peso per gli altri potrebbero aver deciso per te.
Tutta la mia vita sembra essere svanita in quell’ultimo respiro.
Sembra che quel tumulto di sensazioni impazzite che si esaltano in queste circostanze si sia fermato di colpo: puff!
Fine!
E mentre cerco di giungere ad un rifugio scrivendo queste righe, ben sapendo di farmi del male, riesco anche a comprendere che in quel “puff !” non c’è alcuna fine.
Il cielo sembra squarciarsi ed un timido raggio di sole mi dice che la fine non esiste. La fine c’è solo per chi vuole vederla. Esiste invece un nuovo inizio, un nuovo approccio.
Un modo diverso di rapportarsi. Una vita di ricordi e di esperienze. Un dialogo intimo intriso di suggerimenti da comprendere. Una strada nuova che non permette di fermarsi o di tornare indietro.
Proseguire senza paura. Proseguire senza angosce.
Continuerò a camminare su questo mondo anche per te. Anche con te.
Percorrerò i sentieri del dolore e del ricordo con la certezza che quel raggio di sole mi indicherà presto la maniera di uscire.
Nella notte una nuova stella mi guiderà verso il rifugio.
E sono altrettanto certo che tu camminerai su più alti sentieri, circondata da cespugli di gerbere, con un sorriso.
Con serenità
La zia Maria non c’è più. Almeno fisicamente.
Abbiamo tutti perso qualcosa di importante.
La distanza, le mie condizioni di salute e il Covid mi hanno impedito di assistere al suo ultimo viaggio, di venire a salutarla per l’ultima volta.
Ti prego di farlo tu per me, e di scusarmi con lei per la mia assenza.
Un abbraccio
Tuo cugino Corrado
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