Quando si inzia un lungo cammino, così come quando si avvia un progetto importante, tante sono le fantasie e le aspettative.
A fare da contraltare ci sono, comunque, ansie, dubbi e preoccupazioni.
Solitamente ci si butta a capofitto armati di una sana, consapevole incoscienza.
Ma se questo impegno è da affrontare con circa trenta persone, quasi completamente sconosciute, queste sensazioni si amplificano in modo esponenziale.



Avverti una strana sensazione quando metti il primo passo e sembra che, nonostante la solitudine, si muovano all’unisono tanti altri scarponi.
Qualcosa di magico, inspiegabile, si manifesta quando lo scatto della tua fotocamera riecheggia prepotente fra le montagne e le pianure.
All”unisono quasi trenta penne scribacchiano appunti su un block notes.
E quando ti scappa una bestemmia, c’è un’esplosione come quella della curva nord dello stadio.
Cominci allora ad apprezzare questa compagnia sentendoti, sempre di più, meno solo.
Poi arriva il giorno che il tuo percorso, il tuo lavoro termina e scopri che le grandi emozioni sono solo all’inizio.
Incontri gli scarponi che hanno camminato con te per quasi due anni e scopri che quelle persone non sono solamente un volto in una foto, un numero di telefono o un indirizzo e.mail .
Ti accorgi che stai incontrando vecchi amici.
Allora ti sorge un dubbio (ancora !) .


Le cose si possono spiegare solo in due modi : stai sognando oppure hai avuto un c…(pardon) una fortuna pazzesca !
Ma se trascorri tre giorni in loro compagnia e ci pensi un po’ su, la spegazione appare più logica.



Se ci sono persone che amano la natura, si incantano dinanzi ad un panorama, amano le cose semplici, cercano il perchè anche nei piccoli dettagli, vivono di condivisione…
Se si emozionano così per un tramonto sul mare…
Allora c’è una spiegazione più facile.
E’ un banale caso di ventisei gemelli diversi.
Elementare, mio caro Watson !

