Camminare. Ovvero :l’arte di rallentare il tempo

E’ “esplosa” la moda del camminare. Proliferano sui social le iniziative, nascono associazioni, si moltiplicano le guide e gli esperti del territorio.

Ma anche la carta stampata riserva sempre maggiori attenzioni alle attività “open air”, le tv si impegnano a mostrare video di bellezze della nostra terra. Organizzano persino “reality show” strutturati su cammini e camminatori più o meno noti.

E’ un putiferio di gente che fa, dice, traccia, scrive, fotografa… ma …

Questa esplosione emotiva non è supportata da alcun progetto strutturale, non esiste una visione di insieme di quel che significhi “camminare”, si rischia di creare più danni a lungo termine che benefici nell’immediato.

Sono stato sommerso in questi anni dalla classica domanda “Perché cammini ? Perché vai in montagna ? “.

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Prima di provare a rispondere per l’ennesima volta a questi quesiti, avrei io uno da porne all’esercito di esperti, guide, conoscitori, project manager (eh già, ci sono anche loro) che stanno negli ultimi tempi invadendo il territorio : “Scusate signori, apprezzo il vostro interessamento. Ma voi dove eravate negli ultimi quaranta anni ?”

Già ! Chi mi conosce sa bene che sono almeno quaranta anni che in compagnia del mio zaino e dei miei scarponi percorro in lungo e largo terre vicine e lontane. All’inizio ho incontrato in queste esperienze pochi, pochissimi appassionati che come me hanno dedicato la propria vita alla scoperta, valorizzazione e tutela del territorio.

Eravamo ( forse lo siamo ancora) dei veri e propri cavalieri templari, custodi dei sentieri.

Non ho mai incontrato invece lo stuolo di nuovi esperti di cui ho parlato sopra.

Ribadisco : “Dove eravate ?“

Il colmo è che nelle iniziative promosse anche da importanti istituzioni sono presenti gli uni e mancano totalmente gli altri. Lascio alla fantasia di chi legge, stabilire chi siano “gli uni” e chi “gli altri”.

Nell’ottica costruttiva propria di chi ama il territorio, vorrei provare a spiegare quindi “Perché cammino, perché vado in montagna”.

In prima battuta si potrebbe dire che camminare fa bene, il moto ritempra il fisico, respirare l’aria pura libera i polmoni…e tante ovvietà simili.

Mi piacerebbe invece poter trasmettere le sensazioni di impegno ai limiti della sofferenza che si provano quando mancano ancora 200 metri di dislivello alla vetta (e magari ne hai già fatti 800), ancora quattro chilometri all’arrivo (e ne hai già fatti 30 o 40). Oppure quando in situazioni critiche del percorso ti trovi immerso nella nebbia o sotto una pioggia torrenziale.

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Questi sono solamente alcuni esempi, ma sono convinto che se chi non cammina potesse provare queste sensazioni anche solamente per un istante, fuggirebbe via terrorizzato.

Chiedo solamente di rimandare la fuga di qualche secondo, giusto il tempo di poter trasmettere anche le motivazioni che mi spingono ad affrontare felice anche queste situazioni.

La vita caotica di ogni giorno, le scadenze, gli impegni stressanti ci hanno resi (più o meno) resistenti alle pretese frenetiche del mondo in cui viviamo. Questo ha comportato che “dimenticassimo” le preoccupazioni dei nostri progenitori che erano invece strettamente collegate alle distanze, al variare delle stagioni, alla ricerca del cibo, alla salvaguardia della propria salute… Tutto ciò avveniva certamente con grandi timori ma con tempi più “umani”.

Per spiegare meglio ciò che intendo, vorrei citare la pubblicità di un noto operatore telefonico che vede riunita una bella e numerosa famiglia in una foto di gruppo. Sono tutti felici e sorridenti perché hanno avuto più Giga !!!!

Ma vi pare possibile che la felicità sia questa ? Vi pare possibile che si possa essere felici bevendo acqua minerale tutto il santo giorno mentre si passeggia per Roma ? Vi pare possibile fare i salti di gioia perché si mangiano biscotti con più riso ma senza lattosio ? Non credo che sia il caso di continuare . Credo che abbiate capito il senso.

Qualche giorno fa ho alloggiato in una antichissima casetta in pietra risalente al 1500, perfettamente ristrutturata. Un bellissimo ambiente caldo e confortevole, semplice ed accogliente. La situazione ha creato un tale stato di benessere che ad un certo punto ho pensato: “Ora sarebbe perfetto se ci fosse una antica pendola a scandire le ore”.

E mi è sembrato di sentire i rintocchi !!!

La felicità (quella vera) sta nelle cose semplici, scontate, dimenticate !

Questa sensibilità non si costruisce in un attimo o … con una “app”. Si crea con il tempo.

Camminare mi ha permesso di conoscere il territorio, la storia, gli usi e costumi. Ma mi ha fatto anche capire con quanta semplicità i nostri avi affrontavano le necessità.

Lunghi cammini, silenzi, solitudine, fatica. Anche paura.

Il tutto ripagato da panorami sconfinati, suoni, profumi, sapori.

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La lentezza e la solitudine favoriscono la riflessione; restiamo soli con noi stessi ed abbiamo l’occasione di analizzarci, metterci in discussione e conoscerci meglio.

Esperienze.

Condivisione.

Emozioni.

Quanto dura un’ora di lavoro al computer, o di appuntamento con un cliente, o di lavoro in negozio o in ufficio ? Vola via, lasciando comunque un forte senso di stanchezza.

Quanto dura un’ora di cammino su una salita ripida, o nel bosco, o su una sterrata ? Tantissimo, ma alla fine la stanchezza fisica è ampiamente ricompensata da una sensazione di serenità.

Ecco “perché cammino”.

Camminare è l’arte di rallentare il tempo. E’ il modo di restituirci una dimensione più umana.

Rallentando lo scorrere del tempo, possiamo dedicarne di più a noi e ai nostri affetti.

Mi accorgo che alcune scelte fatte riconducono sempre al fattore “lentezza” e “tempo” .

Abito in una antica masseria completamente ristrutturata, in quello che doveva essere il piano “nobile”. La sensazione di pace che provo quando mi siedo su un dondolo posto sul balcone è indescrivibile. Carico con lentezza e cura la pipa e… già ! Ho ripreso anche a fumare la pipa ! Sono tempi ed operazioni molto lente. Completamente l’opposto del fumare una sigaretta ! La sigaretta è il simbolo della velocità e delle frenesie a cui ci siamo sottomessi.

Da circa un anno ho acquistato una vecchia Fiat 126 in perfetto stato. Un’auto più giovane di me di soli dieci anni !

E’ lenta, essenziale, priva di comfort e tecnologie ma … rallenta il tempo. Qualcuno potrebbe obiettare che inquina; certamente meno di un’auto di grossa cilindrata e di nuova generazione. Questo anche in termini di pezzi di ricambio.

La passione del camminare mi ha restituito il valore del tempo, mi ha regalato il dono della condivisione, mi ha avviato alla conoscenza…

Riesco a desiderare ed apprezzare cose semplici. Il profumo di un camino, una luce fioca e traballante, il calore dell’antico, il silenzio della serenità, il sorriso di chi ti vuole bene…

Qualche rintocco di una vecchia pendola e nessun Giga per la mia famiglia !

Questi sono i motivi per cui “cammino” !

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