C’è una strada nel bosco

Mi capita spesso, dopo aver scritto qualcosa, di trovarmi di fronte ad un angosciante interrogativo : “ Di che cosa scriverò la prossima volta ?”.

Mi chiedo infatti se non abbia esaurito gli argomenti, se non abbia già scritto tutto sul mondo di “Zaino & Scarponi”, se non corra il rischio di ripetermi stancamente…

Poi penso ai fiumi di inchiostro che si riversano quotidianamente sugli argomenti più disparati (compreso il tema “escursionismo”) e mi rendo conto che “forse” c’è ancora spazio per far vivere lo stesso scorcio, la stessa emozione usando magari termini nuovi o descrivendo situazioni differenti.

Il dilemma è simile a quello che mi si para di fronte quando ritorno, per l’ennesima volta, a camminare in un luogo che conosco bene (almeno credo) e su cui ho divorato un numero impressionante di chilometri.

Eppure ci torno ! Non si tratta di una questione di abitudine, di affetto, di ricordi ma si tratta molto spesso della certezza di trovare, in quel luogo ed in quel periodo, ciò di cui si ha bisogno in quel momento.

Questa volta, riempire un foglio smanettando su una tastiera, è stato ancora più difficile perchè è come se Vittorio, partendo per il suo ultimo lungo viaggio, abbia portato con sé anche quel “click” che scatta nella fantasia di chi ama scrivere.

E’ come se le lacrime ed il dolore avessero prosciugato l’istinto di chi cammina e racconta.

Vittorio, dall’alto della sua esperienza, mi raccontava che quando si presentano queste situazioni la soluzione è solo una : attendere.

Prima o poi quel “click” scatta nuovamente.

Ovviamente aveva ragione !

Avevo voglia, per questa domenica, di camminare sulla neve. Sentivo il bisogno di sentire gli scarponi affondare o le ciaspole grattare goffamente.

Sperando di trovare neve a sufficienza mi sono proposto il Monte Caramola, una delle cime meno importanti del Pollino.

Mi sono preoccupato della viabilità per arrivare con le auto al punto di partenza ed ho telefonato al comando dei Vigili Urbani di Francavilla in Sinni.

Mi sembrava di vedere la faccia sorridente del comandante mentre rispondeva alla mia richiesta . “Neve ? Forse ne troverete un po’ nel bosco. Sulla strada non c’è assolutamente nulla”.

Le ciaspole avrebbero così potuto godere di una domenica di tutto riposo al caldo dell’armadio…

Avevo scelto Caramola ? E Caramola sarà !

Il gruppo numeroso dei partecipanti è stato falcidiato dall’influenza riducendosi ad un drappello di cinque ostinati.

Dopo il caffè (obbligatorio) alla stazione di servizio di Chiatona ed i chilometri su Jonica e Sinnica, eccoci salire sulla striscia d’asfalto che si attorciglia verso il Monte Caramola.

Quando la strada piega a destra, poco prima del Santuario della Madonna di Pompei, e s’inerpica ancor più ripidamente mi balza alla mente un ricordo.

Mentre scendevo in auto su quel tratto, anni fa, con Vittorio ci accorgemmo di uno scoiattolo nero che si arrampicava su un albero. Vittorio fu colpito da quell’apparizione tanto che ne volle parlare anche su “Lucania Fuori Strada”.

Stavo ricordando quell’episodio quando ho notato qualcosa di scuro che saliva in tutta fretta sul tronco di un albero. Per qualche secondo ho perfino pensato di aver materializzato i miei ricordi ma i miei compagni di viaggio, accorgendosi di quello scoiattolo nero, mi hanno fatto subito ricredere. Non stavo sognando : quello scoiattolo nero era proprio lì forse sullo stesso albero su cui l’avevo visto con Vittorio.

E’ stato in quel momento che ho capito che avrei avuto nuovamente qualcosa da scrivere…

Il rifugio Caserma troneggia nella piccola radura fra i faggi. Chiuso e silenzioso, come sempre.

Iniziamo a camminare sugli scricchiolanti lastroni di ghiaccio che ci separano dall’imbocco del sentiero.

I faggi, fitti e lunghi come enormi canne d’organo, ci circondano mentre saliamo verso il Lago d’Erba. I primi Abeti Bianchi fanno capolino tenendosi ancora a debita distanza.

Non sarà per molto; infatti appena arrivati al Lago sono lì, tantissimi, accanto a noi.

Il lago, immobile e silenzioso, sembra in letargo sotto uno spesso strato di ghiaccio. Sappiamo bene che quella calma è solo apparente. La vita, lì sotto ed intorno allo specchio, continua.

Dopo un chilometro e mezzo di salita, la mia parte di homo tecnologicus si ricorda con terrore di aver lasciato il cellulare in bella mostra sul tetto dell’auto !

Dopo aver considerato l’eventualità di lasciarlo lì dov’era avendo la quasi-certezza di ritrovarlo (“chi vuoi che passi da quelle parti ?”), ho pensato che mi sarei rovinato la giornata pensando al potenziale danno (non quello economico, ovviamente, ma quello dei dati da cui purtroppo tutti noi dipendiamo) a cui andavo incontro.

OK . La decisione è presa : lascio zaino e macchina fotografica a chi rimane ad aspettare e con Nicola mi fiondo in discesa sciroppandomi ulteriori 3 chilometri e relativo dislivello.

Al lago d’Erba un forte rumore, improvviso , alla mia destra mi fa fermare. Dal fitto del fogliame vedo partire al galoppo sulla neve una coppia di daini adulti che si stavano abbeverando.

Con la mano cerco inutilmente la mia Nikon…che avevo lasciato a Michele.

Pazienza ! Questa emozione rimarrà solo nella mente e su queste righe !

Li seguo con lo sguardo fino a vederli inghiottiti, più giù, nel cuore scuro del bosco.

Cellulare recuperato e ritorno a tempo di record.

La neve sul sentiero aumenta e ci rendiamo conto di essere immersi in un silenzio irreale, rotto solamente dal rumore dei raggi di un sole deciso ad infilarsi, ad ogni costo, nel sotto bosco.

Il silenzio è talmente assordante che sentiamo la necessità di dire qualcosa, anche la più sciocca, pur di rompere quel sortilegio.

Fioccano persino barzellette sconce quasi a voler dissacrare il luogo ed il momento.

Come al solito il fuori-pista che porta in vetta è ricco di sorprese.

La cresta si mimetizza in un intreccio di impluvi e si moltiplica, clonandosi, in una infinità di saliscendi su neve.

Non è molta ma è sufficiente a sprofondare di una ventina di centimetri.

Nei tratti più ombrati ed esposti a nord il bianco si solidifica diventando insidioso nella parte più ripida. Sono costretto a gradinare per evitare spiacevoli cadute.

Non c’è neppure l’idea di una traccia: attraversiamo il bosco puntando la nostra meta con la bussola.

Sono questi i momenti in cui provo la sensazione (peraltro infondata in quanto so benissimo dove mi trovo) di smarrimento. Ti accorgi in queste circostanze di come la paura ancestrale di essersi perso nel bosco, si trasformi magicamente in una sensazione di bellezza e di calore. La paura viene esorcizzata dalla certezza di venirne fuori. C’è forse un pizzico di egoismo nel pensare di poter vivere “solo io e solo in questo momento” un’emozione così forte.

Con un po’ di fatica usciamo da quel bosco che ci ha accompagnati fin dalla partenza e si apre un pianoro verde ! La vetta (e la piana sottostante) non hanno neppure un cristallo di neve !

La salita (l’ultima ?) fino alla cima è abbastanza semplice ed il tepore che ci accoglie ai 1524 metri del Caramola ci invita a stenderci come lucertole per il nostro pasto. Una parata di cime ci sfila dinanzi agli occhi: l’intero massiccio del Pollino, Zaccana, La Spina, Sirino, Alpi, Raparo, Volturino…

Dopo oltre mezz’ora non c’è alcuna voglia di alzarsi ed allora ci pensa Eolo ad inviare un venticello pungente.

Ancora qualche foto e poi via ! Ci lanciamo sul versante opposto a quello da cui siamo arrivati, su una discesa ripidissima. Per fortuna breve e senza neve.

Il sentiero ci aspetta con la sua neve ed i suoi ripetuti saliscendi.

Sarà veramente problematico stabilire l’effettivo dislivello complessivo di questa escursione : sono stati innumerevoli i saliscendi !

Ritorniamo dopo qualche chilometro sullo stesso sentiero immerso nel bosco che abbiamo percorso all’andata. Ripassiamo accanto al lago d’Erba sperando ingenuamente di ritrovare i daini …fermi lì ad aspettarci !

Un sorso di prugnolino (“Forte quando arriva nello stomaco” sentenzia Michele) prima di entrare in auto.

Durante la discesa penso solo allo scoiattolo nero che ha scritto queste pagine e che, stavolta al ritorno, non si fa vedere.

Non ha importanza.

So dov’è.

So chi è !

2 pensieri riguardo “C’è una strada nel bosco

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