Con la testa fra le nuvole

Avevo in mente da tempo di ritornare su questa vetta panoramica. Per l’esattezza era da aprile scorso che ne parlavo con Vincenzo.

Una serie di circostanze ci hanno fatto puntualmente rinviare l’appuntamento.  Non si è trattato solo dei soliti impegni ma anche di una triste esperienza che ha recentemente colpito Vincenzo.

Ed è per questo che nel briefing iniziale ci ha voluto comunicare che lui avrebbe voluto dedicare questa splendida escursione alla madre che nel mese di luglio è salita molto, molto più in alto.

E’ stato anche il momento, a pochi giorni dal 2 novembre,  in cui certamente ognuno di noi ha rivolto il pensiero a chi non è più fisicamente vicino ma che, volendoci bene, ci ha permesso di vivere emozioni come quella stavamo per raccogliere.

In un silenzio irreale la salita si è impennata improvvisamente nella faggeta dove i raggi di sole giocavano dispettosi fra i rami, creando giochi di luci ed occasioni sempre più frequenti da fotografare.

La “Spalla dell’Imperatrice” è solo una delle tante vie d’accesso a questo Monte che, come tiene a precisare Vincenzo, è in realtà un massiccio. In effetti le cime sono tante e ben distinte e noi oggi abbiamo deciso che ne avremmo toccate tre. Oppure quattro ?

L’ultima volta sono salito affrontando la cresta nord, un po’ più impegnativa, che presenta un punto delicato impossibile da superare in presenza di vento forte.

Mentre affrontavamo il tratto più ripido e scoperto ci chiedevamo come potessero esistere in quel punto delle belle torte di vacca ! E va bene che i cornuti quadrupedi sono forniti, appunto, di quattro appoggi…ma c’è un limite a tutto !

Comunque, se erano salite loro…prima o poi saremmo arrivati in vetta anche noi.

Anastasia, alla prima esperienza con queste difficoltà, tradisce l’emozione delle sue 18 primavere e ci vogliono gli anni di montagna accumulati da me e Vincenzo per farla procedere senza intoppi nei tratti leggermente più esposti.

“ Ma la vetta dov’è ?” : questa è la domanda che sentiamo rivolgere con sempre maggior insistenza.

Ci prendiamo il lusso di ingannare i nostri compagni di viaggio, sfruttando la forte pendenza che, guardando in alto,  crea l’illusione di essere arrivati.

Lo so cosa state pensando… “Non ci si può fidare !”.

La montagna è anche questo, l’importante è ovviamente conoscere bene il limite dell’inganno !

Mentire su cose più delicate arriva a generare pericoli improvvisi; è fondamentale capire in che condizioni fisiche e mentali si trovi ogni singolo componente del gruppo.

Volersi incaponire nel raggiungere una vetta quando si è compreso perfettamente che un tuo compagno di escursione è in forte difficoltà, è da folli !

La gestione del gruppo è la parte fondamentale di una escursione in compagnia.

Si impara, fra l’altro, che “la carovana cammina con il passo del cammello più lento”.

Se non si è in grado di accettare le regole di un gruppo…allora si può sempre andare in montagna da soli senza dover rendere conto a nessuno.

In ogni caso è bene ricordare che alla domanda “Quanto manca all’arrivo ?” si può sempre (e dico SEMPRE) rispondere sadicamente, con tono serafico e tranquillizzante : “Un quarto d’ora”.

Ah ! Ah! (risata satanica).

Un piccolo saliscendi dopo la prima vetta (De Lorenzo) e siamo sul punto più alto : Monte del Papa.

Lo spettacolo a 360° è incantevole. Facciamo in  tempo, prima che nuvole riempiano il fondovalle, a vedere il Golfo di Policastro, il Monte Zaccana e il La Spina, il massiccio del Pollino, il Monte Alpi, l’Armizzone, il Raparo, il Vallo di Diano.

E lì, dinanzi a noi, accoccolato su un’altra cima isolata, c’è il Santuario della Madonna del Sirino.

In vetta siamo in compagnia di una ventina di escursionisti saliti dalla comoda strada di servizio dell’impianto sciistico.

Scatta automaticamente il senso di amicizia che permette, in pochi minuti, di essere lì a chiacchierare come se ci si conoscesse da tempo, scambiarsi cibi e bevande, raccontare di escursioni vissute…

Solo quando ci prepariamo per ridiscendere, mi rendo conto di essere con la sola maglietta.

Cacchio ! E’ il 5 di novembre !

In effetti il fresco ora inizia a farsi sentire; è giunto il momento di indossare un pile.

Iniziamo a scendere dopo aver salutato la combriccola incontrata in cima che aveva deciso di rientrare dalla stessa via di andata.

Ci spostiamo su una nuova vetta che i cartografi militari non hanno ritenuto degna di essere battezzata.

Ed è lì che le nuvole avanzano prepotenti fino ad avvolgere le cime circostanti e ad inghiottire il mare e le valli.

Il santuario resiste imperterrito svettando tra la lanugine che lo circonda.

Altrettanto fanno il Pollino ed il monte Alpi.

Il vento inizia a rinforzarsi e le previsioni del tempo ci avevano anticipato un brusco peggioramento del tardo pomeriggio.

La ragione ti dice “Scendi !”.

Il cuore ti paralizza per farti restare lì, con la testa fra le nuvole.

Sono le logiche insistenze dei compagni di viaggio che indirizzano i tuoi piedi verso la discesa.

Abbiamo perso una decina di metri di dislivello quando ci imbattiamo in un gruppo staccatosi dalla combriccola incontrata in cima che procedono con lentezza preoccupante.

Ho anche il dubbio che qualcuno si sia fatto male.

Ed invece mi accorgo che una ragazza pensava di potersi fare quei 100 e passa metri di dislivello che ci separavano dalla sella … sulle natiche ! (Tecnicamente viene detta “discesa culo-culo”)

Evidentemente la poca esperienza non le aveva ancora insegnato che tale sistema di procedere le avrebbe consentito di arrivare a casa per Natale !

L’ho presa per mano e portata giù serpeggiando fra roccette su quella discesa ripida. Era rigida per la forte tensione fino a far sudare le mani.

Angela era alla sua prima escursione !

Spero che presto possa superare il trauma ed appassionarsi a questa splendida “vita di stenti, sacrifici e privazioni”.

Una volta sulla sella il grosso del gruppo ridiscende dalla pista di servizio.

In cinque proseguiamo per la quarta vetta odierna : Timpa Scazzariddo.

La discesa ripida sul crinale di Scazzariddo ci permette di guardare in fondo gli altri che scendono dalla pista, la lama tagliente della Spalla dell’Imperatrice percorsa all’andata e (non ultima) l’imponente morena glaciale del Sirino.

In poco più di un’ora siamo alle auto.

Accade spesso che al termine di un’escursione, da qualche parte, si nasconde una nuova emozione.

Non è da annoverare nell’elenco delle emozioni, quanto piuttosto in quello delle sane abitudini, la sosta per un caffè o una birra consumati nel primo bar incontrato.

Durante il viaggio di ritorno in auto, invece, ci si imbatte spesso in un panorama, un tramonto, in una volpe che attraversa la strada…

Ed ecco che anche oggi l’emozione finale è li ad attenderci.

Il sole è tramontato da un pezzo quando in lontananza ci appare una grande forma (quasi) sferica,  rossa.

E’ lì bassa nel cielo di Taranto, in fondo al rettilineo : una luna enorme.

Anche lei con la testa fra le nuvole …

2 pensieri riguardo “Con la testa fra le nuvole

  1. Collega sei sempre più bravo ed io sempre più geloso per le belle escursioni che fai. Dimmi che ti manco.’N duja e serenità!

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