Avevo una gran voglia di iniziare il mese di ottobre con una appagante salita ad una vetta “importante”, complice anche la mia ritrovata forma fisica.
Purtroppo, un’inopportuna influenza, ha bloccato l’amico con cui avevo progettato la domenica.
“Non preoccuparti” gli ho detto “Ci riproveremo al più presto. Io intanto ripiego su qualcosa di più semplice sulla Murgia”.
Ho iniziato a pensare dove andare a muovere i miei scarponi e mi è apparso, magicamente, Castel Garagnone.
“E’ qualche anno che non ci vado, mi sembra un’ottima soluzione”.
Mentre ragionavo su questa idea, ho avuto un sussulto. Avevo definito “ripiego” l’idea di andare da qualche parte sulla Murgia !
L’offesa era ancor più grave al pensiero che la scelta era ricaduta su uno dei simboli di questa terra !
Castel Garagnone, un nobile, definito “ripiego” !?!? Oltraggio !
Cercherò di farmi perdonare scrivendo qualcosa sulla giornata appena trascorsa.
E qui sorge un problema abbastanza serio.
Che cosa riuscirò a scrivere che non sia mai stato scritto su questa intrigante meta escursionistica ?
La migliore soluzione, come al solito, è quella di mettermi davanti alla tastiera ed iniziare a trasformare i pensieri, le immagini e le sensazioni in parole.
…e se queste parole verranno lette e , magari, apprezzate anche da un solo sperduto lettore, avranno raggiunto il loro scopo !
“Si dice Messa anche per un solo fedele “ è solito dire il mio amico Vittorio quando ci si ritrova a presentare un libro dinanzi una platea quasi deserta.
Accetto quindi il consiglio di Vittorio e il rischio di affidare queste parole al mondo di internet.
Castel Garagnone un maniero (ora solo i suoi resti) arroccato su una protuberanza che domina la valle viene anche indicato come Rocca del Garagnone o, più familiarmente, Garagnone.
Come se si trattasse di un amico: “Andiamo al Garagnone !”
In effetti, per i camminatori, questi ruderi ricchi di storia sono più semplicemente un amico eremita, da andare a trovare per condividere un paesaggio, una folata di vento o un sorso di vino.
L’itinerario scelto prevede di arrivarci verso la fine del percorso. Arrivarci subito sarebbe come iniziare un pasto dal caffè o dal dolce. Sarebbe come scoprire subito chi è l’assassino di un film giallo. Sarebbe come arrivare subito al dunque (e qui mi fermo) al primo appuntamento con la donna della tua vita.
Il Garagnone oggi è quindi un obiettivo lontano che scopriremo un po’ per volta camminando e sudando. Già , anche sudando, perchè oggi le poche ripide salite sono battute da un sole caldo.
Il cammino inizia fra decine di raccoglitori di funghi che ci passano vicini vantando i loro “trofei”.
Sarà forse perchè abbiamo preso da poco un caffè (d’obbligo) al Roxy Bar o perchè sono solo le 9,30 del mattino che la vista di quei cardoncelli grandi e carnosi non ci ha convinti a trasformare l’attività escursionistica in esperienza gastronomica… Comunque quei cardoncelli erano eccezionali !
Camminiamo rapidi sul tratturo che costeggia il rimboschimento e, poco dopo, ci troviamo di fronte al classico esempio di opera inutile ed inutilizzata : una diga.
Questo bacino che chiude l’ampio vallone avrebbe dovuto portare vantaggi agli abitanti di Poggiorsini (si suppone) ma in realtà li ha portati solamente a progettisti e costruttori. Forse anche a qualcun altro…ma preferisco evitare querele !
Passiamo intorno alla distesa di cemento per attraversare l’intero vallone di Lama Torta. Se vi state chiedendo l’origine di questo toponimo, vuol dire che qui non ci siete mai stati! Lama Torta sembra un serpente disteso fra i rilievi che sembra divertirsi quando si incrociano altri impluvi.
Saresti tentato di andare a destra ed invece la strada giusta è a sinistra. Ti piacerebbe esplorare quel ramo invece quello giusto è l’altro. Vorresti inerpicarti sul costone … ce ne sarà l’occasione.
Intanto restiamo infossati nella Lama procedendo in leggerissima salita per circa tre chilometri.
Improvvisamente si apre lo scenario sui resti di un antico jazzo. La quantità delle strutture, gli edifici crollati, lo splendido mungituro ci raccontano di una vita pastorale durata secoli.
E’ facile immaginare centinaia di ovini belanti ed i richiami dei pastori. Sembra quasi anche di vedere i pastori maremmani che con suoni secchi e rochi indirizzano le pecore nei posti giusti.
In effetti queste sono scene ancora attuali, facili da vedere sulla Murgia.
Ma in questo ambiente risulta tutto molto particolare.
E’ un anfiteatro naturale incastonato alla fine (o all’inizio, dipende dai punti di vista) della lama.
Siamo lontani dalle vie di comunicazione, anche quelle più antiche. Sembra quasi che la dislocazione di questo jazzo avesse lo scopo principale di trovare la massima sicurezza per il gregge.
Lasciamo al loro silenzio i resti di questo antico manufatto ed iniziamo a salire alla ricerca di una non meglio identificata “foiba” tracciata sulla cartina IGM 1:25000.
Una volta spuntati sul pianoro non possiamo fare a meno di notare i mostri metallici che svettano su Torre Disperata e su Monte Caccia. Arroccata fra le due enormi antenne resiste Masseria Tremaglie a strenua difesa del paesaggio murgiano violentato dalle esigenze di noi “uomini moderni”.
Photoshop potrebbe contribuire a ritrovare il profilo perduto di questa distesa…ma oramai il danno è fatto.
Ci imbattiamo in un ulteriore jazzo abbandonato e continuiamo a procedere lungo una sottile traccia infossata fra i rilievi.
Ogni tanto vengono fuori dal terreno “reperti” risalenti alle esercitazioni dell’artiglieria. Pesanti resti metallici di grossi proiettili fioriscono fra i crochi …
Basta solo un accenno al desiderio di uscire dalla lama e di risalire (finalmente) il costone e la carovana dei camminatori devia improvvisamente sulla destra inerpicandosi sulla ripida salita, destreggiandosi fra i sassi.
Per evitare inutili e faticosi saliscendi, scegliamo di allungare la nostra camminata. Ne approfittiamo (ovviamente) per godere di un ampio panorama e per apprezzare la sensazione di solitudine.
Eccolo , il Garagnone, proprio di fronte a noi.
Ci fermiamo a guardarlo ad una certa distanza ed è inevitabile notare come la scelta di costruirlo lì sia legata al controllo della valle sottostante. Gli antichi Romani (e già, proprio loro costruirono il primo insediamento) avevano necessità di controllare la via Appia !
E’ comunque molto probabile che ancor prima di loro qualcuno aveva immaginato il ruolo di quel castello.
Dopo un forte terremoto, a distanza di alcuni secoli, fu Federico II a voler attrezzare questa roccaforte utile al concatenamento dei suoi manieri.
Una volpe ci saltella davanti agli occhi quasi ad invitarci a proseguire.
Accettiamo l’invito e dopo un breve saliscendi siamo lì, fra i ruderi del castello.
Sotto gli occhi distratti di un improbabile spaventapasseri ci accomodiamo per consumare il nostro pasto frugale.
Le solite insolenti pale eoliche disturbano il panorama ma…cosi è se vi pare !
Beppe ha pensato al vino per brindare con l’amico Garagnone.
Il silenzio, la posizione dominante e la sensazione di pace ci fanno avventurare in discorsi “importanti” : con gli interventi di Gianfranco sembra di essere ad una lezione universitaria “all’aria aperta”.
Si riflette sugli eventi che hanno contraddistinto questi territori e il discorso non poteva non cadere sul Puer Apuliae e su come ha profondamente segnato la nostra storia.
Un eminente storico ha avuto modo di affermare che Castel del Monte (essendo a suo giudizio un castello come gli altri) fungeva da ripetitore di segnali (anche di fumo !) con Castel Garagnone. E’ evidente che il soggetto in questione sia un grande storico ma un pessimo escursionista: avrebbe altrimenti notato che Castel del Monte e Garagnone non sono collegati a vista in quanto divisi da Torre Disperata e Monte Caccia ! Risulta evidente , a questo punto, che se la necessità di costruire Castel del Monte fosse stata solo quella di farne un punto per ripetere i segnali, lo avrebbero dovuto costruire su Torre Disperata ! Ma qui, ovviamente, andremmo ad aprire un lungo discorso.
Poggiorsini ci guarda da lontano, i terreni perfettamente squadrati ci tengono a debita distanza.
Il cielo si è coperto e lascerebbe prevedere qualche sorpresa se non ci fosse un leggero vento a movimentare le nuvole.
Scendiamo rapidamente e ripidamente nell’avvallamento che porta a Masseria Melodia.
Prima che i ritardatari possano esprimere il loro parere sul percorso da seguire ci arrampichiamo sulla rocca di fronte contraddistinta da un’ampia grotta.
Siamo quasi in alto quando gli ultimi della fila arrivano nell’avvallamento. Da lontano ci guardano scettici; è evidente che non hanno alcuna intenzione di salire. Proseguiranno fino all’arrivo seguendo la sterrata che costeggia il rilievo.
Noi continuiamo sul crinale che ci permette di dominare la valle.
Come sono lontane quelle auto che si muovono frettolose sulle strisce di asfalto.
Come è lontana la frenesia delle nostre città.
I nostri scarponi hanno aggiunto oltre quattordici chilometri alla loro percorrenza e noi pensiamo di concludere degnamente la giornata con una nuova sosta al Roxy Bar.
Birra (per chi può) e caffè (per me che sono ancora a dieta) ; è una sofferenza accettabile, sopratutto se affrontata in compagnia !
Lungo la strada facciamo ancora una breve sosta nel punto (considerato “magico” dagli apprendisti stregoni di internet) dove diversi anni fa si schiantò un Fokker 27.
Ci rimettiamo velocemente in auto; appare evidente che l’unica vera necessità è ora quella di infilarsi rapidamente sotto la doccia.
In effetti puzziamo come le capre; spero che l’olezzo non arrivi alle narici di voi che avete avuto la pazienza di leggere queste righe.
Un’opera d’arte l’itinerario fatto, interpretando il territorio e le curve di livello, ripagato, come sempre, dalla nostra splendida Murgia!! Mi sono perso nel racconto e nelle foto!! Grazie Corrado 🙂 🙂 🙂
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