“L’universo ha senso solo quando abbiamo qualcuno con cui condividere le nostre emozioni” (Paulo Coelho)
Spesso, troppo spesso, capita di ascoltare chi si lamenta di vivere una vita monotona, ripetitiva, vuota.
Probabilmente è perché in quella vita non c’è più spazio per le emozioni. Tale stato di fatto può crearsi per fattori esterni alla propria volontà (ma credo che i casi siano davvero pochi) o piuttosto perché si è scelto di chiudere la porta alle emozioni ed abbandonarsi all’apatia.
Non ho intenzione di sindacare in questa sede su come affrontare tale problematica; non ne ho la competenza. E neppure la voglia.
Ho voglia invece di raccontare di una giornata particolare, piena di emozioni appena trascorsa.
Probabilmente a pochi interesserà ciò che scrivo ma lo faccio perché, scrivendo, si possano imprimere meglio nella mia memoria i dettagli di queste sensazioni.
C’è chi asserisce che le emozioni, in campo escursionistico, si possano vivere solamente dopo grandi fatiche, pericoli scampati e vasti panorami dalle grandi cime. Questo è solo uno degli aspetti della filosofia escursionistica (sì, perché di filosofia si tratta). Il bello dell’escursionismo è invece che le emozioni si possono nascondere nelle piccole cose, nei dettagli e, molto spesso, a poca distanza dalla nostra casa.
“ Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi “ (Marcel Proust).
Ed io ieri ho guardato con nuovi occhi un angolo di campagna del territorio di Palo del Colle in cui, in molti tratti, il degrado provocato dalla scelleratezza umana ha lasciato un immondo marchio sulla bellezza di queste zone.
Cumuli di spazzatura di ogni genere (si va dai copertoni ai mattoni, dalle bottiglie ai frigoriferi, da enormi buste di cibo per cani ai vestiti, e potrei continuare) accatastati scientificamente in alcuni punti quasi a non voler circoscrivere questo scempio in un unico sito. Eppure tra una busta di rifiuti e l’altra resistono stoicamente ulivi secolari, trulli abbandonati, mandorli, cisterne, muretti a secco e due giganteschi pini.
Solo uno stolto non riuscirebbe a chiedersi “Perché ? “
Solo uno stolto riuscirebbe a dare una giustificazione.
La rabbia di dover assistere impotenti a tale scempio monta passo dopo passo. E’ istintivo chiedere l’applicazione di pene severe a chi si rende responsabile di questo schifo, è naturale inneggiare alle forze dell’ordine che (come se non avessero altro da fare) dovrebbero controllare con servizio h24 ogni angolo del nostro territorio affinchè non venga oltraggiato da …. (scusate ma non trovo – o non voglio trovare – la giusta definizione).
La repressione, doverosa ed implacabile, comunque non sarebbe ancora sufficiente.
Occorre che si spieghi alle nuove generazioni l’importanza della tutela dell’ambiente. Occorre riempire le parole lontane e le spiegazioni teoriche con qualcosa di più concreto. Insomma si rende indispensabile che gli uomini e le donne di domani si rendano conto “sbattendoci il muso” di che cosa e perché bisogna fare o non fare.
Credo quindi che sia arrivato il momento di mettervi a conoscenza del fatto che questa esperienza escursionistica l’ho fatta in compagnia di oltre 300 bimbi (dalla materna alla media) dell’istituto comprensivo “Davanzati-Mastromatteo” !
L’iniziativa fa parte di un progetto promosso dall’Oleificio cooperativo Paladino che vedrà interessanti sviluppi nel prossimo futuro. La passione e la lungimiranza degli amministratori di questa azienda ha permesso di poter iniziare un percorso per la divulgazione della cultura del territorio.
Domenico Frisone, Presidente della Cooperativa, ha salutato i partecipanti alla giornata con questa frase “Domani non ricorderemo i passi che abbiamo fatto, ma le impronte che abbiamo lasciato “.
Si tratta di un arrivederci a presto perché, come ho già accennato, questo è solo il primo di una serie di passi per realizzare un progetto ben più ampio.
Si rendeva indispensabile scioccare questi bambini con la vista di spettacoli ignobili per poter scatenare una reazione. Per marchiare la loro memoria.
Personalmente è stata una esperienza entusiasmante quella di poter spiegare loro alcuni piccoli elementi della vita escursionistica. E’ stato divertente vederli con la manina alzata che chiedevano “Maestro !” e…via con le domande più incredibili.
Al primo cumulo consistente di spazzatura e stupidità ho chiesto loro “Vi piace questo spettacolo ?”.
All’unisono, un tuono : “NOOOO !”
“Come chiamereste la persona che ha fatto questo ?”
“Sporcaccione, insensibile, ignorante….”
“Allora adesso glielo diciamo ! Facciamo un coro affinchè ci possa sentire dalla sua abitazione !”
Un boato assordante è certamente arrivato alle orecchie degli zozzoni : “Scemo ! Scemo !”
Non riuscivo più a fermarli. Una volta acquietati, ripartivano spontaneamente ogni qualvolta avvistavano un cumulo di “monnezza”.
Sono stati eccezzzzzionali ! Il controllo degli insegnanti è stato ovviamente determinante ma loro, nonostante il caldo, si sono sciroppati in silenzio quei sei chilometri di spazzatura ma (non solo, per fortuna) anche di colori, sapori, profumi !
Al rientro in oleificio hanno voluto “darmi i cinque” prima di salutare me e la mia squadra (Michele, Rocco, Anna, Vito e Beppe) e sgranocchiare le bruschette con l’olio offerte dalla Cooperativa.
Emozioni !
Ma ieri c’era scritto che non potevo e non dovevo accontentarmi !
Appena il tempo di rientrare a casa, una doccia, un piatto di carciofi, una fetta di prosciutto e tre albicocche.
Un caffè.
Si riparte.
Ho dismesso gli abiti di escursionista sul campo ed ho indossato quelli di escursionista da scrivania.
Abito scuro con camicia nera: come di solito faccio quando con Vittorio andiamo a presentare il nostro libro “Lucania Fuori Strada”.
Di solito non sono superstizioso, ma in questo caso mi piace ripetere la consuetudine !
Eccomi di nuovo in auto con Carmela, Vittorio e Gino partire alla volta di Matera.
Ci siamo mossi con ampio anticipo ma questo ci ha permesso di apprezzare un piacevole pomeriggio primaverile camminando per il centro cittadino.
Non ho potuto fare a meno di prestare attenzione alle voci delle persone di cui la zona pullulava.
Ascoltavo accenti veneti, emiliani, piemontesi (con che spirito sono ritornati questi ultimi ?).
“Ma sono davvero a Matera ?”.
Poco dopo, una ragazza aspirante sexy-diva avvolta da una nuvola di profumo, invitava, con idioma inconfondibile, una sua amica ad andare a …. ci siamo spiegati ! Ritornai alla realtà.
Presentiamo “Lucania Fuori Strada” a Matera.
In queste occasioni ho sempre il timore di apparire come un invasore che pretende di conoscere questo territorio meglio di chi ci abita. Non è certamente questo lo spirito che mi ha spinto a scrivere questo libro, ma piuttosto la voglia irrefrenabile di ringraziare questa regione ed i suoi abitanti per le sensazioni che ho potuto vivere.
Emozioni !
Ho detto in tante occasioni che alcuni decenni fa ho iniziato a (ri)studiare la storia dell’unità (?) di Italia solo dopo aver camminato attraverso i boschi lucani, guadato fiumi, raggiunto vette. Dopo aver toccato con mano la semplicità, l’ospitalità ma anche l’orgoglio di questa gente.
E la gente Lucana anche oggi mi ha arricchito nell’animo. Sono venuto per parlare del mio libro e mi sono trovato invece di fronte ad una inesauribile fonte di storia, di storie, di letteratura con cui abbiamo piacevolmente trascorso due ore parlando come tra vecchi amici. Nuovi “vecchi” amici !
Ci sono persone con cui dopo l’iniziale e formale “lei” scatta istintivo il “tu”. E non importa se di fronte hai un pastore o un docente universitario, un mendicante o un nobile possidente. Lo senti che la tua passione è la sua, che le emozioni (ancora loro !) sono le stesse. Lo conosci da pochi minuti ma ti accorgi che lo conosci da sempre.
Aurelio Pace, consigliere regionale, si è lasciato travolgere dalle nostre pagine ed ora si “vendica” con una potenza di fuoco mai vista. Un vulcano di citazioni, di storie, di aneddoti, di testi . Ogni sua parola trasmette la passione lucana, evidenzia l’orgoglio del “brigante” (quello vero, non quello dei libri si scuola !), emoziona come un pino loricato, come la Madonna Nera, come u’ Rumit, come un ritratto di Crocco, come un peperone crusco, come una poesia di Rocco Scotellaro.
Avremmo potuto trascorrere ancora ore a narrarci addosso ma era il caso di rientrare.
La strada che va da Matera a Gioia del Colle è praticamente deserta. Le curve ondeggiano lungo le distese di colline verdeggianti.
La chitarra sette corde di Yamandu Costa e la fisarmonica di Dominguinhos ci fanno compagnia in quella distesa di pace e silenzio. ( https://youtu.be/WnqKcLdman8 )
Il sole tramonta arrossando il profilo dell’orizzonte.
Quando un’alba o un tramonto non ci danno più emozioni, significa che l’anima è malata. (Roberto Gervaso)