da Ciccillo a Federico

Era da un po’ di tempo che mi frullava in mente un’idea malsana ! Congiungere idealmente (ed escursionisticamente) due importanti simboli del parco dell’Alta Murgia: Ciccillo (l’uomo di Altamura) e Federico II (Castel del Monte). Ero ben consapevole che si trattava di un cammino abbastanza lungo a prova di pazienza e scarponi ma l’idea era troppo intrigante per non poterla realizzare. Senza dare enfasi a questa edizione “numero zero” ho voluto provare l’esperienza con pochi affidabili camminatori. Era indispensabile testare sul campo la fattibilità del cammino prima di proporlo in maniera più allargata. Non era solo un problema di itinerario (anzi, quello lo avevo già ben chiaro) ma sopratutto di logistica. Vi anticipo che i suggerimenti raccolti in questi due giorni inebrianti, hanno già prodotto importanti modifiche per la prossima edizione; certamente sarà un cammino ancora più lungo ma con una tappa in più e poi…vedremo ! L’appuntamento era per le 7,30 di sabato mattina presso lo jazzo del Canale del Ciuccio dove avremmo stabilito il nostro “campo base” e dove Ugo e Pia avrebbero atteso pazientemente il nostro arrivo. L’inizio non è stato dei più esaltanti: l’autista del pullmino che ci avrebbe dovuto portare ad Altamura…si era perso. Il cellulare era irraggiungibile ! Risultato : l’inizio del nostro cammino è tristemente slittato di oltre un’ora. Dopo la visita alla casa dell’Uomo, dove siamo stati calorosamente accolti da Francesco Del Vecchio, abbiamo messo il primo di una lunghissima serie di passi (ore 10,20). E’ apparso immediato e prepotente l’ambiente che ci avrebbe accompagnato per due giorni (e per 56,6 km) : cielo azzurro, silenzio, verde intenso, colori forti ed un leggero vento (fresco quanto opportuno) che ci ha accompagnato lungo l’intero viaggio. La visita a Ciccillo è stata, per chi non l’aveva ancora provata, un’esperienza molto particolare. Ci siamo immedesimati nello spirito di quest’uomo vissuto 150.000 (qualcuno dice anche 200 o 250.000) anni fa che con i suoi miseri resti ha sconvolto le grandi teorie evoluzionistiche. Un uomo erectus-neanderthal non doveva trovarsi lì dove è stato trovato ! Istintivamente Ciccillo risulta simpatico sebbene nelle ricostruzioni appare brutto come pochi ! Il nostro cammino si snoda quindi su antiche piste della transumanza, lambendo il Pulo di Altamura e Masseria Vito de Angelis. Poco distante da Masseria Fiscale incrociamo una figura che basterebbe da sola a raccontare e a filosofeggiare sull’essenza della Murgia : Emar Orante, questo è il nome che si è dato. Il nostro viaggio continua fino alla sosta per consumare un rapido spuntino. Anna mi dice che ha qualche dolorino dietro ai piedi, ma rifiuta ogni controllo ed intervento di pronto soccorso. La strada riprende, larga, sinuosa e silenziosa fino a Castigliolo. Dopo qualche chilometro è doveroso una visita ai fratelli Picerno; Pasquale non c’è e Nicola mi saluta dal terrazzo della masseria. Qualcosa però mi dice che stava riposando… Una breve sosta alla Piscina della Mandria e poi via, dentro il fitto rimboschimento del Bosco di Bitonto. Masseria Pietre Tagliate ci appare solitaria ed imponente. Ci incanaliamo sulla pista di servizio dell’Acquedotto Pugliese. Dopo qualche chilometro facciamo una sosta nei pressi di Masseria Summa ed Anna conferma i suoi dolori ai piedi. Mi impongo e la costringo a controllare ! Purtroppo lo spettacolo non lasciava dubbi : per Anna era impossibile arrivare da Federico. Dopo accurata cura la abbiamo reinfilata negli scarponi e optato per una deviazione sull’itinerario originale. Era indispensabile farla trasportare al Campo Base in auto. Il caso (o forse no ?) ha voluto che Massimo e Floranna, che dovevano raggiungerci in serata, avevano anticipato la partenza ed erano nei paraggi. Dopo una ventina di minuti di sofferenza Anna era in auto. E per noi cinque rimasti il viaggio continuava. Attraversare una cava non è mai uno spettacolo indimenticabile…ma ci toccava farlo. Il tempo passava e c’era da risolvere una nuova emergenza. Avrei dovuto recuperare, alle ore 19,30, le due auto con coloro che avrebbero trascorso la serata con noi … e fra loro c’era Carmela ! Ad ogni passo avevo la conferma che mi sarebbe stato impossibile. Per telefono ho iniziato una serie di trattative che mi hanno tranquillizzato sulla riuscita del recupero delle due auto in arrivo. Ancora qualche chilometro ed eravamo alla Cantoniera di Gadaleta. Un breve tratto della Ciclovia del Parco e poi via, di nuovo, sulla pista dell’Acquedotto Pugliese che nel tratto terminale di questa giornata, riserva una discesa ripida e sconnessa fra roccette e vegetazione. La prova finale per le nostre gambe che, comprenderete, iniziavano a protestare per chilometri fatti. L’ultimo chilometro e mezzo è stato davvero pesante; ma la soddisfazione era tanta. Dopo 33,3 chilometri eccoci di nuovo al Campo Base; sono le 20,30. Ovviamente anche qui c’era un cambio di programma … perchè la cena era pronta. Bisognava avere coraggio…ho dovuto abolire la doccia ! Ugo e Pia non si sono smentiti e ci hanno dato la possibilità di degustare delle autentiche particolarità a base di prodotti della loro terra o dei produttori vicini. Eravamo in una stalla con stufa a legna e luci soffuse, immersi nel bosco, sotto un tappeto di stelle emozionante. Intorno alla stalla scorrazzavano cani, cinghiali, maiali neri, asini, pecore, capre, galline e non so che altro. L’ululato dei lupi in lontananza (ma mica tanto !) faceva da colonna sonora. E vi garantisco che tutto ciò lo avevamo accertato prima che il vino primitivo facesse il suo immancabile effetto ! Una serata perfetta , non si poteva chiedere di più ! Al termine i solo-mangianti (Carmela, Franco, Rosanna, Mimmo e Teresa) si imbarcati sulle autovetture riportandosi indietro una Anna affranta più per l’immancabile ritiro che per le stimmate che si ritrovava sui piedi. E a questo punto si apre una nuova pagina di questo viaggio. Dopo aver sistemato i tavoli su cui avevamo cenato, sono stati approntati materassini e sacchi a pelo per i sei maschietti (Corrado, Michele, Nicola, Franco, Alberto e Rocco) che avrebbero dormito lì. Michele (timoroso di eventuali assalti notturni) si è rintanato su un grosso tavolo, come se fosse sulle palafitte. Ancora non immaginava che il pericolo a cui andava incontro era di genere diverso. Solo chi ha vissuto gli anni del servizio di leva potrà comprendere ciò che è accaduto in questa improvvisata camerata…con la differenza che gli occupanti avevano superato da un bel pezzo l’età del servizio militare. Abbiamo spento la luce a mezzanotte. A mezzanotte ed un minuto si è levato fortissimo il russare di Nicola. Un vero capolavoro per gli esperti del settore ! Al termine (dopo circa una mezz’oretta) ha iniziato il controcanto di Franco che si è alternato in questo coro di sottofondo con Alberto. Il concerto è durato ininterrotto per tutta la notte inframmezzato dagli assoli di Nicola che ogni tanto ripartiva con temi sempre differenti. Quando all’alba le cose sembravano calme, sono iniziate le salve di contraerea. I fuochi pirotecnici di San Nicola sono ben poca cosa al confronto. I lampascioni di Ugo stavano producendo uno spettacolo da far impallidire Bruscella e Gargano ! Una volta esploso il botto finale è ripartito, come se fosse un concerto di violini, il russare alternato dei tre tenori ! Finalmente è terminato tutto; era ora di alzarsi. Il primo pensiero di tutto il gruppo è andato ad Anna che dormiva a casa sua, ignara dell’esperienza terribile che aveva evitato. Ottima la colazione (ancora con prodotti genuini) insieme a Massimo e Floranna che, avendo dormito in auto, risultavano perfettamente freschi e riposati. Ci raggiungevano da Castellana gli altri amici (Mimmo, Antonella, Sabino, Anita e Anna) che avrebbero percorso insieme a noi questa seconda ed ultima tappa. Alle nove e venti le giunture scricchiolanti ( per i 33,3 chilometri del giorno prima o per la nottata ?) si rimettevano in moto. Dopo un paio di chilometri di riscaldamento ci dirigevamo allo Jazzo del Demonio. Trovavamo il sentiero invaso da centinaia di turisti che andavano a visitare la struttura. E’ risultato lampante (dalle loro facce, dal modo in cui ci guardavano ma sopratutto dalle calzature ai loro piedi) che in un paio di minuti li avremmo superati tutti guadagnando un distacco sufficiente a visitare lo jazzo in santa pace. Lo jazzo del Demonio inconfondibile per la sua bellezza, il mungituro con la grande quercia e il ponte dell’Acquedotto sono un insieme paesaggistico unico della Murgia. Abbiamo pensato che sarebbe stato bello fare una piccola deviazione per passare sopra al ponte anche se questo ci sarebbe costata un po’ di ginnastica per lo scavalcamento dei cancelli; ma ne è valsa certamente la pena. Il cammino continua sulla pista di servizio AQP fra stretti muretti a secco, vegetazione fitta. La giornata è decisamente più calda della precedente, il vento è più leggero ma per fortuna c’è. Dobbiamo aggirare il “blocco” creato da Selva Reale. Un lungo percorso sulla perimetrale del Bosco dei Fenicia ci porta sull’asfalto su cui camminiamo per poche centinaia di metri prima di svoltare a sinistra. Ci reimmettiamo sul sentiero AQP dopo poco tempo. Inizia una lunga marcia su rettilineo e la fatica (per chi era al secondo giorno) inizia a farsi sentire al chilometro 14. Decidiamo di fare sosta-pranzo approfittando dell’ombra di Serra Cecibizzo. Inizia a sorgere in me il timore che il binomio caldo-stanchezza avrebbero reso infernale la salita finale verso il Castello di Federico. Comunque si era al punto del non ritorno, quindi… Dagli zaini (come se fosse la borsa di Mary Poppins o le mutande di Eta Beta) prendevano vita gli alimenti più disparati. Non è mancato neppure il caffè. Caldo ! La marcia riprende implacabile e poco più avanti avvistiamo la nostra meta. E’ incredibile come un monumento così noto e tante volte visto e visitato, abbia potuto suscitare gioia ed ammirazione. Sarà stata la suggestione ma la stanchezza stava diventando un ricordo. …ma c’era ancora la salita. Giunti a Sanzanello è stato indispensabile lasciare la pista di servizio per seguire un tratto della Ciclovia del Parco. L’attraversamento della ss 170 va fatto sempre con grande attenzione poiché si trova subito dopo una curva. Il momento della verità stava per arrivare. Il cammino continua su questa terreno, regno di cinghiali e lupi, su cui ogni passo messo riserva sempre uno scorcio degno di una foto o di un ricordo. Una sosta prima dell’ultimo implacabile tratto è d’obbligo. Ci fermiamo all’area pic nic “I suini di Bagnoli”, accolti da Aldo e consorte. Una bevanda fresca e un caffè servono per prendere fiato, riprendere energie e permettere a Rocco di ripristinare i piedi che vanno in fiamme. Tagliamo per campi seguendo le strette piste di cinghiali fino a incrociare nuovamente la ciclovia. Dopo una breve discesa inizia la temuta salita finale. Il caldo è evidente, la stanchezza anche. Ma avviene il miracolo ! Le gambe vanno, leggere come non mai; non c’è accenno di affanno. Dolori, caldo, stanchezza, timori spariscono all’improvviso. La salita ce la beviamo con un solo sorso ad una velocità insospettabile. Rocco cede per i dolori solo prima degli ultimi metri. L’ultimissimo tratto fino al castello lo facciamo addirittura di corsa ! La piazzola nei pressi della Taverna Sforza pullula di turisti di ogni età e latitudine. La nostra presenza non passa inosservata anche perchè esterniamo in modi anche inconsueti la gioia per l’avventura vissuta. Le facce dei turisti ci indagano curiose. Quando salendo gli ultimi gradini davanti al castello sorpassiamo alcuni che arrancano ansimanti, non possiamo fare a meno di comunicar loro quanti chilometri abbiamo percorso per arrivare fino lì. Non sappiamo se qualcuno di loro abbia avuto un attacco cardiaco una volta ascoltato : “Cinquantasei chilometri e seicento metri !” La foto di gruppo è obbligatoria e non abbiamo neanche faticato molto a trovare una volontaria per gli scatti. Una breve sosta alla fontana ricordando la piccola Graziella vittima ,qualche anno fa, di tre belve ai piedi del castello. Il pullmino, con un nuovo autista ci recupera sull’asfalto per riportarci da Ugo. Ma anche il cambio di autista non sortisce gli effetti sperati. Anche questo, approfittando evidentemente del fatto che io avessi “staccato la spina”, si perde miseramente nel budello di stradine asfaltate che portano a Bosco Scoparella. Dopo aver ripreso il controllo della situazione eccoci, finalmente, al campo base per i saluti di rito e la promessa di rivederci presto. Che dire ? La mia soddisfazione più grande non è stata quella di aver progettato e realizzato questo cammino ( che spero diventi presto un appuntamento immancabile per gli escursionisti sulla Murgia ); il ricordo più bello che ho di questi due giorni sono i ringraziamenti che ho ricevuto dai partecipanti. E’ impagabile la certezza di aver trasmesso positivamente la propria idea. E’ un motivo di gioia indescrivibile sapere di aver trasformato questa idea in un momento di aggregazione, in un veicolo di conoscenza del territorio, in un’occasione di riscoperta di storia, tradizioni e sapori antichi. E’ incredibile il fatto di essere riusciti a trasformare la fatica e il sacrificio in motivi di gioia e realizzazione. E adesso, meglio finirla qui … altrimenti mi vien voglia di ripeterla DOMANI ! Grazie a Carmela che mi ha consentito di realizzare questo sogno. Grazie a chi ha voluto camminare con me Anna Serenata, Michele Ferrara, Rocco Laviola , Nicola, Alberto, Francesco Mastromauro, Massimo, Floranna Guglielmi, Mimmo, Antonella, Sabino, Anita e Anna ). Grazie a chi ci fatto compagnia nella cena del sabato (Carmela, Teresa Gianfrancesco, Franco, Rosanna e Mimmo Tiptap ). Grazie agli splendidi padroni di casa che ci hanno ospitato e coccolato in maniera impareggiabile : Ugo e Pia. Grazie anche ai murgiani incontrati lungo il percorso ( Speleos Francesco, Emar Orante, Nicola e Aldo Sicolo). Grazie addirittura ai due autisti del pullmino ! Grazie, ovviamente, a Ciccillo e Federico uniti da oggi da questo lungo itinerario escursionistico. Grazie anche a chi, nonostante non abbia partecipato fisicamente, ha avuto la pazienza di continuare a leggere fino a questo punto.

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